La festività di Ognissanti, detta anche Festa di Ognissanti e dunque di Tutti i Santi dal latino: Festum Omnium Santorum, è la festa cattolica di tutti i santi con la quale si sogliono onorare non solo quelli iscritti nel Martirologio romano e nel calendario delle singole Chiese, ma tutti i trapassati che godono la gloria del Paradiso. Già la cristianità primitiva era solita celebrare la Festa, dapprima dedicata ai soli martiri: i primi resoconti scritti risalgono a Tertulliano e a Gregorio di Nizza (223-395 d.C.), ma solo le pagine scritte da Sant’Ephraim, morto nel 373 d.C., danno una sicura testimonianza della festa celebrata in onore dei martiri della terra il giorno 13 maggio.

La festa, dunque, nacque nel nord Europa e giunse a Roma il 13 Maggio del 609 d.C, quando Papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine Maria e a tutti i martiri.

Nel tentativo di far perdere significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell’anno 835 Papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i Santi del Paradiso, dal 13 Maggio al primo Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Lo stesso Papa Gregorio III fece costruire all’interno della Basilica Vaticana la cappella di Ognissanti.

Infatti, prima che la festa diventi completamente cattolica tutto risalirebbe alla cultura celtica la cui tradizione divideva l’anno solare in due periodi: quello in cui c’era la nascita e il rigoglio della natura e quello in cui la natura entrava in letargo passando un periodo di quiescenza. I giorni di inizio di questi due periodi venivano festeggiati, il primo, durante il mese di maggio (quello della vita, e quindi della rinascita della natura) e il secondo a metà autunno (quello della morte, e della quiete della natura). Questi due giorni venivano chiamati rispettivamente Beltane e Samhain.
Nello stesso periodo storico, presso i romani si festeggiava un giorno simile, per significato al Samhain: la festa in onore di Pomona, dove si salutava la fine del periodo agricolo produttivo e si ringraziava la terra per i doni ricevuti. Quando Cesare conquisto la Gallia, le due feste pagane, celtica e romana, si integrarono e i giorni per il festeggiamento cadevano, a secondo delle zone, in un periodo che si collocava tra la fine del mese di ottobre e i primi giorni di novembre. Solo in seguito i festeggiamenti caddero in un solo giorno e precisamente tra la notte del 31 ottobre e il primo novembre.

Nel 1475 la festività di Ognissanti venne resa obbligatoria in tutta la Chiesa d’occidente da Sisto IV ma il culto pagano, in special modo quello celtico, nonostante un lungo periodo di quasi totale dimenticanza, è sempre sopravvissuto nella cultura dei popoli europei fino ai giorni nostri. Infatti la notte di Nos Galan-Gaeaf dell’antica cultura celtica viene rievocata, soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, nella notte di Halloween il cui significato è proprio vigilia di Ognissanti o di Tutti i Santi
(All Hallows = Tutti i Santi + eve = Vigilia).

Il 1 giugno 1949, la Costituzione italiana inserisce il giorno di Ognissanti tra quelli considerati “festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici”.

L’uso della zucca, che sembra essere ormai una prerogativa di Halloween, ha invece solide tradizioni in diverse parti del nostro Paese, dove viene intagliata a forma di volto più o meno terrificante e al suo interno si inserisce una candela, la si pone poi all’esterno come segno di protezione. Tra l’altro, la zucca, simbolo di fertilità, era già utilizzata dai Greci e dai Latini, ma anche i Celti adoperavano lanterne ricavate dalle rape per tenere lontani gli spiriti.

Una delle tradizioni più particolare del festare Ognissanti in Italia si trova in Calabria. I contadini calabresi dell’epoca affrontavano la paura della morte e il distacco dai propri cari, una ragione antropologica per quel bisogno di stabilire un contatto, una “comunicazione” con i cari defunti. In effetti, proprio in Calabria, particolarmente a Serra San Bruno, nel vibonese, c’è l’usanza del Coccalu di muortu: i ragazzini intagliano e modellano la zucca riproducendo un teschio (che in dialetto serrese si dice proprio coccalu di muortu); poi girano per le vie del paese con in mano la loro macabra creazione, bussano alle porte o fermano le persone dicendo la frase Mi lu pagati lu coccalu? (tradotto letteralmente Me lo pagate il teschio?), che ricorda molto quel trick or treat (dolcetto o scherzetto?) della tradizione anglosassone di Halloween d’oltreoceano di cui abbiamo parlato nell’articolo dedicato a Halloween, che cade il 31 ottobre.

Fonti

Wikipedia; iCalendario.it

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